Domenica, 23 Novembre 2008 23:04

Il disarmo salva le vite

Scritto da  Gerardo

Meno armi, meno uccisioni. Il disarmo salva le vite.
Giriamo ai nostri lettori una "miscellanea a tema" che viene dal movimento per la nonviolenza.

"Nel 2005 si tenne in Brasile profetico un referendum per l'abolizione del commercio delle armi assassine. Lo perdemmo, ma già il fatto di averlo realizzato indica all'umanità una via. Altri, lì e altrove, dovremo farne, finché vinceremo." (segue)

"Questo foglio ha l'orgoglio grande di aver compreso quanto decisiva fosse per l'umanità intera quella iniziativa, e s'impegnò a promuovere la solidarietà dall'Italia con le sorelle e i fratelli brasiliani.
Tra i molti testi che pubblicammo e ripubblicammo allora (tra cui utilissimi materiali brasiliani che traducemmo allora e che restano ancora ottimi strumenti di informazione, coscientizzazione e lotta) c'erano anche i testi che di seguito si ripropongono".


Il disarmo salva le vite. Osvaldo Caffianchi: dalle parole ai fatti. Sì al referendum brasiliano per vietare il commercio delle armi
[Da "La nonviolenza è in cammino" n. 1054 del 15 settembre 2005]


C'è gente che di disarmo chiacchiera
chiassosamente nei bar e nei salotti
e nelle conferenze per la pace
elegantissimi, interminabilmente.

E questi sono i complici degli assassini.

E poi c'è gente che il disarmo lo fa.

E questi salvano il mondo.


Il disarmo salva le vite. Benito d'ippolito: sette lapidi per dire un sì
[Da "Vittoria al mondo. Sì all'umanità" n 3 del 27 settembre 2005]

Aveva barato e io me n'ero accorto non era per i soldi, solo non volevo
passare per fesso. Per questo l'ho detto.
Potevo immaginare che avrebbe estratto il pezzo?
Potevo immaginare che un ferro così piccolo pungendomi nel cuore in una vampa
mi avrebbe tolto tutto in un momento?
E in quel bar c'ero entrato per bere solo un goccio.

*

D'accordo, sì, l'avevo tamponato. Aveva fretta, e avevo fretta anch'io.
Ma poi strillava la sua bella macchina che invece era un catorcio e glielo dissi.
Fu allora che mi fulminò. Ricordo sopra la fiamma la faccia da gufo.

*

Nel sottoscala c'erano gli indiani la principessa c'era da salvare ero nell'ultima trincea, i crucchi venivano. E soltanto io potevo salvare tutti, sì, come in quel film.
Nei miei dieci anni ero grande ormai da prender la pistola nel cassetto quando mi cadde e mi trapassò il petto non c'erano più indiani o principesse solo ero in casa e non avevo forza per dire aiuto, o forse non volevo.
Mi dissanguai in silenzio, per fortuna ero già morto quando tornò a casa la mamma con la spesa dal mercato.

*

La prima pietra, certo, lo ricordo ma sono storie di un tempo lontano o di un mondo ancora da venire. In questo invece io ero innamorato e lei mi amava e certo a suo marito non lo potevo andare a raccontare. Ci pensò qualcun altro e quando venne avrei voluto dirgli che poteva rompermi il naso e che poi mi ascoltasse ma lui aveva in tasca la 38.

*

Delle due l'una, se si è una famiglia uno porta i calzoni e gli altri sotto.
Invece sempre lagne, arrivi a casa che sei una bestia, che sei stanco morto e mai una volta che il pranzo sia pronto e mai una volta che ti si obbedisca.
Insomma, un uomo è un uomo, le ho sparato. Poi tutto era così sporco e vuoto che mi son messo la pistola in bocca e ho chiuso gli occhi e non li ho più riaperti.

*

Ci pare a tutti di essere i più furbi così ogni tanto mi ero immaginato che se venivano a rubarmi a casa gli davo il fatto loro e buonanotte. Sai quante volte mi ero esercitato con la mia torva immagine allo specchio. Ci pare a tutti di essere il più volpe.
Poi son venuti e tutto era confuso e la pistola era così pesante che non riuscivo a tener dritto il braccio ridendo la strappò dalle mie mani quasi volevo ringraziarlo, e invece sentii un botto che sfondava i timpani e la puzza di fumo e poi più niente.

*

E una e due e tre volte ripetei fermo sparo fermo sparo fermo sparo poi chiusi gli occhi e strinsi il pugno e dentro nel pugno strinsi il ferro e partì il colpo. Poi vidi Ignazio che già rantolava e non mi resse il cuore e anch'io mi spensi.


Il disarmo salva le vite. Le ragioni del sì. Nei volti di persone assassinate
[Da "Vittoria al mondo. Sì all'umanità" n. 5 dell'11 ottobre 2005]

UNA SERA DI CHICO MENDES

"Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho serbato la fede" (2 Tm 4, 7)

La selva e nella selva l'altra selva
quella nei laghi neri del cuore
quella ove incontri lupe, leoni, lonze
e i killer prezzolati dai padroni.

La selva e nella selva vivi gli alberi
e sotto la corteccia il sangue loro
ed è mestieri di cavarne stille,
fratelli alberi, abbiamo fame anche noi.

La selva e nella selva gli abitanti
della selva. Ed ecco stabiliamo
un patto nuovo tra noi della foresta,
fratelli umani che dopo noi vivrete.

La selva e noi, le donne antiche e gli uomini
antichi e gli uomini e le donne che eccoci.
Stringiamo un patto, sorelle piante, ci diciamo
parole di rispetto e di dolore, fratelli alberi
abbiamo fame anche noi, hanno fame anche altri, tutti
vogliamo vivere.

La selva e nella selva io, Chico Mendes
e tre proiettili che passo dopo passo
di ramo in ramo di talento in talento
dal portafogli e dalla scrivania
fino alla tasca e alla cintura e alla fondina
è tanto che mi cercano, e cercano me
Chico Mendes, il sindacalista
l'amico della foresta, l'amico della nonviolenza.

Ed è già questo ventidue dicembre
del mille novecento ottantotto
questa è la porta di casa mia, sono
le cinque e tre quarti. E mi sotterreranno
nel giorno di Natale antica festa.
Piangono nella selva lente lacrime
di caucciù le piante, piange l'indio
piange Ilzamar, Sandino ed Elenira
piangono e piangono i compagni tutti,
il sindacato piange e piange il cielo
in questa sera senza luce e senza scampo.

Mentre mi accascio guardo ancora il mondo
che possa vivere
ho fatto la mia parte.
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